Ati e la paleodieta mediterranea

In “Ati e la paleodieta mediterranea” la protagonista ci conduce da uno scavo archeologico ad un laboratorio scientifico fino ad una cucina contemporanea per raccontare, in maniera semplice ma efficace, come le informazioni ricavabili da cocci e reperti siano in grado di farci capire cosa mangiassero gli Etruschi.

Il corto “Ati e la paleodieta mediterranea”, realizzato per Università Bicocca, si inserisce in un percorso di valorizzazione e comunicazione del mondo etrusco che VisitLab ha avviato con “Ati alla scoperta di Veio”, corto in computer grafica realizzato per il Museo della Storia di Bologna ed il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia in occasione della mostra “Gli etruschi e l’aldilà”, ed è proseguito con Experience Etruria (www.experiencetruria.it), per conto della Soprintendenza Archeologia Lazio ed Etruria Meridionale e 17 comuni dell’area.
Per “Ati e la paleodieta mediterranea” si è optato per una tecnica mista, con computer grafica e riprese dal vero. Queste ultime sono servite a valorizzare spazi fisici reali attinenti alla narrazione, come un sito archeologico ed un laboratorio di analisi. Per meglio spiegare in termini semplici il processo di analisi, che può essere eseguito su reperti di scavo, è stata invece realizzata una finta catena di montaggio scientifica.
La produzione è basata sul software open Blender e la lavorazione è stata eseguita con la versione 2.74. Per conseguire un maggior realismo si è usato il motore di rendering unbiased Cycles incluso in Blender. Motion tracking, integrazione riprese e compositing sono stati compiuti sempre in Blender. Altri software utilizzati sono stati: Apache Subversion, CG Cookie Flex Rig, Gimp, Inkscape, Rapid SVN, Photoscan Agisoft e Premiere.